domenica 13 marzo 2011

LE ORAZIONI

     Quando si era bimbi, tutto sembrava più grande. Mi ricordo che correre fino in fondo alla strada, dove sorgeva un tempo la nostra casa in campagna, mi pareva uno sforzo enorme, una cosa che avevo paura di fare, perché laggiù, in fondo alla via, sarei stato solo e mi sarei sentito senza protezione. Forse era per questo ingenuo timore che mi nascondevo spesso sotto il tavolo del soggiorno, il quale mi appariva incredibilmente alto: mi infilavo tra le gambe delle seggiole e poi via, di corsa, sotto le assi della grande tavola. Restavo lì seduto sul pavimento, con le sedie che mi facevano da scudo intorno, come le mura fortificate di una cittadella: a volte disegnavo, altre volte giocavo con un Big Jim che era rimasto senza una gamba oppure fingevo di essere il comandante di un'astronave ed osservavo, nella fessura tra il sedile e la traversa, lo spazio come da un oblò.

     Pure la minestra mi ricordo che sembrava troppa: non riuscivo mai a terminarla ed allora mia mamma mi ammoniva che i bambini del Biafra non erano fortunati come me, perché loro, la minestra, non l'avevano da mangiare. Io non sapevo dove fosse il Biafra - e non mi attentavo a chiederlo - però pensavo che io non ero un bambino del Biafra e che comunque, benché non con queste parole, avere una cosa non implicasse l'obbligo di usufruirne.

     Io non possedevo tanti giocattoli - non che la cosa mi dispiacesse, perché avevo libri sugli animali (pieni di figure!) più di tutti gli altri e me ne compravano sempre, solo che io lo chiedessi - ma i miei amici avevano stanze intere di balocchi; quando mi portavano da loro, non si giocava con tutte quelle cose: si finiva per usare sempre le stesse e le ricetrasmittenti più di tutte.

     Mi sembra che anche il tempo scorresse più lento: in macchina non passava mai ed io avevo un bel contare i piloni o le autovetture rosse sull'autostrada quando si andava al mare; e dal dentista attendevo sempre delle ore intere, ed in più dovevo rimanere seduto, mentre gli altri ragazzini facevano a botte tra di loro, nella sala d'attesa, senza che le rispettive madri rimproverassero loro alcunché.

     Infine, mi ricordo che anche le orazioni sembravano più lunghe: credo di aver pregato delle notti intere per ottenere un gioco in regalo, per la paura della vaccinazione del giorno successivo o perché la mamma ed il papà smettessero di litigare. Adesso, invece, dopo cinque minuti di preghiere sono già stanco e mi deconcentro. Eppure, anche ora vorrei tanto che fossero esaudite, forse lo vorrei addirittura più che allora. Oggi per sicurezza o per scaramanzia finisco addirittura per fare delle preghiere bizzarre, e porto rispetto un po' a tutti gli Dei, sebbene io creda solo ad Uno, perché pregare per quella cosa sembra un po' blasfemo. Accostare l'amore umano a quello divino è un esercizio complesso e mi pare di commettere un peccato mortale, dal momento che l'amore per Dio deve necessariamente essere il maggiore di tutti, ma è per quello di lei che io prego, con il cuore carico di speranza, che pare quasi fede.

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